L'opera di Lucido Di Stefano, di Aquara, è conservata tra i manoscritti della Biblioteca Provinciale di Salerno. Grazie all'impegno del Centro di Cultura e Studi Storici "Alburnus", e con il patrocinio della Banca di Credito Cooperativo di Aquara, è stata trascritta e stampata in tre volumi, dal 1995 al 1997: |
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Antichissimo Castello è Felitto, e forsi dall'Enotrj edificato; sarebbe egli situato quasi alla falda del Monte Calpazio in quella parte, che Vesalo si appella, se da esso monte il fiume Calore da mezzo giorno non lo dividesse. Egli è sito sull'eminenza di un monte che alla parte del fiume ha alte inaccessibili Rupi, che inespugnabile il rendevano. Ad oriente ha la sua Rocca, o sia il Palazzo Baronale con una grande alta rotonda Torre di mirabile struttura. Tali fortezze si edificavano in luogo alto vicino alle Mura, dominante la Terra, e che scopriva tutta la Campagna, per vedere se si invadeva da' Nemici, nella quale consisteva tutta la salute de' Cittadini. Nella parte settentrionale ed orientale non ostante declive, si vede questa Terra cinta di Mura, e di Torri rotonde con Merli, da passo in passo in giusta distanza. (...) Le Torri, che sono ne' Muri di Felitto han alcuni pertuggi rotondi al di fuori, bislunghi e grandi al di dentro (...) Si entrava in Felitto per tre Porte, e dovea essevi la quarta verso il fiume, nel luogo detto il Calaturo, com'è tradizione, ma ora si entra solamente per due, che intere esistono da torri laterali munite, con apertura al di sopra per buttarvi delle pietre, dell'acqua bollente, ed altro per diloro difesa. (...) E' la Terra in piano con le Vie contorte, ed anguste secondo l'uso degli antichi, per maggior sua fortezza, e difesa de' Cittadini nel caso, che vi entrassero gli Nemici. Avea il suo Pomerio, dagli antichi detto Agro Effato, cioè terreno proibito a coltivarsi, ed ad edificarvi, oggi colà chiamato Barbacane, buona parte esistente. (...) I confini del vasto suo territorio furono descritti nell'Istromento dell'ultimo di Giugno 1534, rogato da Not. Vincenzo Paolino della Polla , il dicui Protocollo si conserva dall'eredi di Not. Lonardo Marinchi di Napoli; e quelli tra essa ed Aquaro, si descrivono nell'Istromento stipulato da Not. Andrea Pagano delle Piaggine, che trasferì la sua Casa in Aquaro, nel di 12 Agosto 1703. La Terra scarseggia d'acqua, prendendola in una fontana vicino il Fiume, e per essere parte di quello, in tempo di està è cattiva, perché imbevuta da' lini, che nello stesso fiume si curano, sebene nel luogo detto il Casale vi è un'acqua aswsai preggevole, ma alquanto lontana. L'aere non è cattiva, sebene non delle squisite. Nell'ultimo contagio pestilenziale del 1656 pochissima Gente vi restò, e tutti Vedovi, come si nota ne' libri parrocchiali di questo tempo. (...) Possiede l'Università la giurisdizione della Bagliva, e quella della Portolania per la quale, attesta Cervellino nella Guida dell'Università, cap. 31, paga alla Regia Corte annui carlini ventinove. E' ella ricca di rendita, perché possiede Bandite, o siano Difese, e boschi di ghianne. Il suo vastissimo territorio è fertile in grano, ed altre biade, di abbondanti, e generosi vini, di castagne, di ciriege, e di competente altre sorta di frutta, e di olio, e dall'orni si raccoglie abbondante Manna. Vi sono greggi di Porci, di vacche, e di altri animali piccoli, e di Schiami, onde abbonda di miele e di cera.(...) Han dominato questa Terra molti Baroni, de' quali trovo i seguenti: Adamo Maurier in tempo di Carlo I d'Angiò la comprò per oncie settanta, forse che lo stesso, che nel 1268 era Viceregente dello stesso Carlo in Sicilia, come pensa l'Antonini (...). Giacomo Morra la dominò sotto il Re Carlo II (...). Sotto Carlo III di Durazzo con altre Castelle per munificienza di questo Re la possedeva Nicolò Sannazzaro da Pavia per averlo seguito nel 1380 da Capitano di Gente d'Armi nell'acquisto di questo Regno, e fecelo aggregare alla Nobiltà del Sedile di Portanova di Napoli, e da questi discese il gran Poeta Giacomo Sannazzaro. Felippantonio Marramaldo la possedé sotto il re Ladislao, che regnò dal 1386 sino al 1414, e Francesco suo figlio la vendé a Lionetto Sanseverino, Padre di Roberto Conte di Cajazzo, (...). Continuò ne' suoi successori sino dopo l'anno 1526. Giulia Carafa Marchesa di Cetara n'era Signora nel 1529. D. Michele Soria di Nocera de' Pagani la dominava nel 1531. Da costui nel 1542 la comprò per ducati ottomila Errichetta Sanseverino de' Duchi di Somma, la quale impalmò Geronimo Carafa figlio secondogenito di Antonio I Principe di Stigliano, e fin oggi la posseggono gli di lui Discendenti. Fu nell'ultima Numerazione del Regno suituata per Fuochi sessanta, abitata oggi da mille trecento persone. |
Pagina inserita nel 2000 - Ultima modifica 20.09.2014 |