Il 29 marzo è morto Giuseppe Bertone.
Per noi tutti era il professore Bertone, anche se spesso puntualizzava di essere stato solo un insegnante, un maestro elementare, e come tale aveva visto passare tra i banchi di scuola numerose generazioni di fanciulli. Il suo impegno educativo non si era mai limitato solo all'attività nel campo scolastico, ma spesso proseguiva anche all'esterno delle aule: fu, tra l'altro, l'animatore del locale centro di lettura, che rappresentava per molti una delle rare possibilità per avvicinarsi ad un libro, dato che per le scarse risorse disponibili non tutti potevano permettersene l'acquisto. Soprattutto lo ricordiamo appassionato alla ricerca ed al recupero della memoria storica di Felitto, di cui è stato frutto, ed oggi ci rimane, la monografia pubblicata nel 1984, Felitto tra storia e tradizione. Ancora, negli ultimi anni, è stato tra gli animatori ed i relatori del Convegno di studi dedicato ad un nostro illustre concittadino, Matteo de Augustinis economista, educatore e giurista dell'Ottocento meridionale, tenutosi nel 1999 tra Salerno e Felitto, e che ha registrato la partecipazione di numerosi studiosi provenienti da diversi atenei; ed infine si è occupato della sistemazione dell'archivio comunale.
Della locale Pro Loco è stato presidente per circa un ventennio, dalla metà degli anni Settanta, ininterrottamente fino alla fine degli anni Novanta, quando ne fu nominato presidente onorario. Se la Sagra del Fusillo è oggi divenuta una delle manifestazioni gastronomiche più longeve e rinomate del Cilento lo dobbiamo anche, e soprattutto, al suo ostinato impegno. Un impegno che è stato sempre caratterizzato da assoluta onestà, e questo mi sento in dovere di affermarlo con chiarezza ad onta delle divergenze di vedute talora manifestate. Il suo rigore morale ne faceva forse una persona di altri tempi, nel significato più alto che questa trita affermazione contiene. Il suo impegno appassionato era nello stesso tempo disinteressato, privo di secondi fini: ed anche questa, se riflettiamo, è una caratteristica sempre più desueta in un'epoca sempre più dominata dall'esibizionismo e dall'arrivismo. Pensiamo che il massimo della sua ambizione consistesse nella soddisfazione nel veder concretizzato un progetto, nella gratificazione personale nel lavoro svolto per un obiettivo raggiunto.
Il professore Bertone, infine, era un fervente cattolico e molto devoto alla Madonna di Costantinopoli. Per questo motivo dedicò molte attenzioni al santuario che la ospita, facendosi spesso promotore di iniziative tese alla sua valorizzazione: ricordiamo, ad esempio, la sua iniziativa per la sistemazione dell'area antistante la chiesa, ed ancora il restauro, voluto assieme alla moglie Giuseppina, del dipinto su tela ivi conservato.
Per tutte queste cose la Chiesa ed il corteo funebre erano affollati. Al commosso saluto di don Domenico Sorrenti, del sindaco prof. Donato Di Stasi e del prof. Diomede Ivone un po' tutti ci siamo accomunati; perché un po' tutti abbiamo voluto e sentito di esserci, oltre il dovere imposto dalle circostanza, perché tutti, chi più chi meno, in debito verso quest'uomo.
Pubblicato su "Il Corriere a sud di Salerno", anno X, n. 83, aprile 2003