La processione è giunta alla meta: ancora pochi metri per rientrare alla Chiesa Madre |
Come buona parte dei raduni mercantili di paese, anche la fiera di San Vito ha perso importanza negli anni, fino a
scomparire, con l'attenuarsi della rilevanza del mondo e della cultura rurale. La festa, invece, seppure in tono minore rispetto
al passato, è ancora in auge. E' tradizione che il giorno della vigilia di S.Antonio, tre giorni prima della festa di San Vito, la statua raffigurante il busto del santo, custodita nella Chiesa dell'Assunta, sia portata presso la Cappella che si trova nelle vicinanze del torrente Pietra, confine naturale tra il territorio di Felitto e quello di Bellosguardo. Qui è è custodita un'altra statua del santo, rappresentato a figura intera. La cappella si trova a circa 8 chilometri al paese, tragitto che viene coperto a piedi, in processione, e alzandosi di buon'ora. La mattina della festa i fedeli si recano presso la Cappella del Santo, per riportarlo in processione nuovamente alla Chiesa dell'Assunta. E' un percorso che richiede una buona dose di impegno, sia per la distanza, sia per il caldo sole di giugno che già preannuncia l'estate. Ciò nonostante, attorno alla statua, allo stendardo che la precede e al palio che la segue, si forma una calca ed una competizione per offrire i propri muscoli nell'opera di trasporto. Ed è ancora tradizione, benché anch'essa affievolita dai tempi, che lungo il percorso tra la Cappella di San Vito ed il paese, ai portatori siano offerti i caratteristici taralli, detti per l'appunto di San Vito, e vino. Per mantenere libere le mani, si usava infilare i taralli con tralci di ginestra e, formatane una corona che si ingrandiva man mano che ci si avvicinava al paese, li si legava alla cintola. Portare più taralli significava anche maggior onore, oltre che più strada percorsa e più fatica. (Ringraziamo don Domenico Sorrenti per le foto, che sono del 2000) |
pagina inserita nel 2000 - ultimo aggiornamento 03.11.2014 |